ALCUNE DISARMONIE DOVUTE AD UN INSUFFICIENTE
APPAGAMENTO AFFETTIVO
Solo se lo sviluppo si è svolto senza rilevanti incidenti traumatici la
persona disporrà delle sufficienti difese contro i pericoli sempre in agguato
di perdere la propria stima. Viceversa la debolezza dell'Io si esprimerà in una
visione negativa di sé, di disvalore e di colpevolezza. L'adulto narcisista
ritira il desiderio su di sé come l'ameba ritira gli pseudopodi, come Narciso
egli esclude dalla sua prospettiva l'altro, l'oggetto, nel momento stesso in
cui si piega sullo specchio d'acqua per contemplare se stesso. Tutto ciò gli
rende difficile riconoscere l'altro e la propria identificazione, il proprio
desiderio, con la conseguenza pratica di autoalimentarsi. Va detto però che si
sottolinea spesso l'aspetto egocentrico del narcisista ma si riconoscono poco le
grandi sofferenze inerenti ai deficit di personalità: il narcisista è in realtà
estremamente vulnerabile e non riesce ad affermare se stesso in modo spontaneo,
l'autostima carente gli crea difficoltà nelle relazioni e molto spesso dipende
dagli altri con conseguenti problemi assai seri nell'ambito relazionale, ivi
compreso l'ambito delle comunità
religiose di ogni tipo dove è sempre presente il rischio di creare legami non
rispettosi della personale autonomia ed indipendenza e dove modelli religiosi
possono esercitare un'attrattiva identificatoria non rispettosa della crescita
personale.
Come accennato
anche il bambino sovrastimolato affettivamente, pur con dinamiche diverse da
quello trascurato, crederà di non essere degno di amore, di non valere per se
stesso ma di essere ridotto ad una cosa da usare o da rifiutare. Pure in questo
caso i rapporti umani possono correre il rischio di una funzionalità in favore
di una autogratificazione, nel tentativo di corrispondere in ogni modo alle
richieste degli altri e dell'ambiente, misconoscendo la propria dimensione
personale, le legittime gratificazioni ed infine la vera dimensione religiosa, fino alla rimozione dei propri sentimenti. Non più sentendo e non
più desiderando non si avrà altra volontà che quella degli altri, poiché
prendersi cura del proprio benessere è sentito come un atto di egoismo
inaccettabile.
In questi casi, per il fatto di rimandare continuamente ad un livello che
trascende quello materiale e psichico, il fattore religioso può persino
"giustificare" la rimozione di quei vissuti e dinamiche percepiti come
cattivi, egoistici, in contrasto con la volontà di Dio, contribuendo così a
rinforzare un falso sé religioso. Il sentimento di non essere amati ha radici
tanto profonde da ostacolare l'amore sano verso se stessi e porta ad adattarsi
in modo esagerato alle attese altrui, nella ricerca di compiacere gli altri e
divenendo insensibili al proprio benessere, strutturando così una personalità
di facciata.
L'educazione religiosa e l'identificazione idealizzante con i valori
religiosi possono anche rinforzare il senso del dovere, della ricerca della
perfezione e del sacrificio di sé, che a loro volta, in un circolo vizioso,
rinforzano i sentimenti di frustrazione e di colpevolezza. A volte si potrà
cercare un isolamento, magari mascherato da una finta umiltà o da una eccessiva
ascesi, che nasconde in realtà la ricerca di una conferma della poca
autostima e del proprio disvalore.