L'ESPERIENZA RELIGIOSA
L'esperienza religiosa inizia molto spesso con una fase di perdita di
autocoscienza che, pur comportando sovente sofferenza e paura, risulta
fondamentale per comprendere appieno la realtà più vera e completa ed accedere
allo spazio interiore in modo nuovo e pieno. L'esperienza religiosa porta a
trascendere il proprio tempo, a comprendere che la nostra persona non è
riducibile all'epoca in cui viviamo, a relativizzare quindi la propria cultura,
valorizzandone alcuni aspetti ed allontanandosi da altri. Si ha accesso ad una
percezione olistica del cosmo in cui ogni visione dualistica immanente viene
superata a favore di una visione armonica ed unificata, trascendendo perfino la
malattia, il dolore e la morte, perché tutto rientra in un significato.
Questo cammino presuppone una strutturazione della personalità
sufficientemente indipendente dalle opinioni e dall'apprezzamento mondano-altrui.
Qui la psicologia e la psicoanalisi possono purificare la religiosità valutando
la validità psichica del vissuto religioso del soggetto, aiutandolo nel
disvelare i condizionamenti inconsci che sono sottesi alla strutturazione della
sua personalità, con la conseguenza di una maturazione religiosa. Se il vissuto
religioso ha un senso, se il discorso religioso è un discorso vero, esse non
possono far altro che illuminarne la ricchezza di significato e la verità
psicologica.
L'esperienza religiosa è una verifica della credenza religiosa nella
quale ha luogo: rende vera la credenza facendo sì che essa viva nell'esistenza
umana e la animi. Il piacere, che segna l'esperienza, segnerà la verità
dell'atteggiamento religioso nel senso della sua autenticità nell'adesione a
Dio. Non si può amare Dio se questo amore
non comporta anche una forma superiore dell'amare se stesso con piacere e se la
persona non si sente più compiuta.