III
Domenica di Pasqua
Lc 24,35-48
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C’è un particolare in questo brano che mi ha sempre incuriosito e meravigliato. Di fronte all’incredulità degli apostoli, ancora stupefatti per avere di fronte a loro Gesù in carne e ossa, anche dopo che Lui si è fatto toccare con mano, Egli non compie miracoli o segni prodigiosi per vincere le loro titubanze. Ma un gesto semplice, comune, quotidiano. Un gesto estremamente umano: “Avete qui qualche cosa da mangiare?” che ricorda il “Dammi da bere” rivolto, pur in circostanze diverse, alla Samaritana. Egli mangia con loro per rassicurarli della sua presenza reale, come se questo fosse una ripresa della passata familiarità. Chissà quante volte essi lo avranno visto compiere quel gesto, quante volte avranno mangiato insieme: era proprio Lui. E’ attraverso gesti comuni che Gesù rassicura gli apostoli, non attraverso miracoli o segni portentosi. Prima delle parole che sveleranno la sua storia, prima di aprire loro la mente all’intelligenza delle Scritture, prima dell’invio e della testimonianza, questo semplice gesto “…gli offrirono una porzione di pesce arrostito…” che sembra quasi stridere con l’imponenza e l’importanza di ciò che segue. Eppure il Vangelo ce lo tramanda, anch’esso fa parte della nostra fede, infatti viene introdotto dall’evangelista con “…poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti…”: è la realtà e la concretezza dell’Incarnazione… Pensate che si possa credere, predicare, operare guarigioni, portare al mondo una parola e una speranza senza che si sia vissuti in familiarità con Cristo? Senza aver mangiato, lavorato, dormito con Lui? Pensate che possa nascere qualche forma di ottimismo nell’affrontare la vita, una qualche speranza per il mondo futuro, un domani da realizzare per le generazioni che verranno, senza un rapporto di fiducia con qualcuno? Il bambino apprende che la madre e il padre ci sono, esistono, sono un punto di riferimento - anche quando non sono visibilmente presenti - dal contatto e dalla sicurezza ricevuti in età infantile. E’ questa “base sicura”, per riprendere un concetto fondamentale di un famoso psicologo, che dispone e fornisce le capacità per affrontare con fiducia, serenità ed ottimismo la vita. Tornando al Vangelo tutto si deve realizzare attraverso la testimonianza ma la testimonianza si fonda sul rapporto, sull’umanità. Per questo una porzione di pesce arrostito può essere più importante di un miracolo e di un segno prodigioso. Può significare una presenza certa che sarà garanzia contro ogni dubbio ed ogni paura, può essere la “base sicura” per le successive testimonianze. La fede – certezza che Dio ci ha creato e non ci lascia soli, che si prende cura di noi e guida i nostri passi – questa fede, non si trasmette con i dogmi e gli insegnamenti ma attraverso la testimonianza di chi fa esperienza della Sua rassicurante presenza in mezzo agli uomini.